Liste d'attesa, le soluzioni del presidente Aiop Puglia Salatto: «Razionalizzazione, controllo e via i tetti di spesa»
«Da giorni fiumi di inchiostro vengono versati sulla questione dolente delle liste d’attesa che nella nostra regione hanno raggiunto livelli drammatici. Siamo tutti d’accordo che si tratta di un problema complesso ma è evidente che la soluzione non può essere quella di colpevolizzare i medici e il sistema di assistenza intra moenia con una legge, quella proposta dal consigliere Amati, che dovrebbe intervenire per far rispettare un’altra legge, quella nazionale, disattesa e mai osservata. Colpevolizzare la classe medica stremata dai tre anni di Covid, che lavora con turni inaccettabili, stipendi bassi e che comincia a dare segni di cedimento, come dimostrano le numerose dimissioni, non aiuta a uscire dall’impasse». È la riflessione del presidente dell'Associazione Italiana Ospedalità Privata pugliese Potito Salatto.
«Così come non aiuta – dice ancora il presidente Aiop Puglia Salatto - cercare un responsabile a tutti i costi, in un clima quasi da campagna elettorale. È dovere di tutti gli operatori garantire il diritto alla salute e tutti insieme dobbiamo trovare una soluzione all’insegna del buonsenso».
E allora da dove cominciare, viene da chiedersi? «Per efficientare la filiera della salute bisogna innanzitutto attivare sistemi di razionalizzazione, verifica e controllo delle attività di assistenza, di erogazione dei servizi di cura, dei tempi di attesa».
Secondo il presidente di Aiop Puglia, «anche l’introduzione di meccanismi di premialità a strutture e personale medico ed infermieristico aiuterebbe. Ma siamo ancora lontani da un modello di questo tipo».
«La sanità privata accreditata - rivela Salatto - già soccorre il pubblico per smaltire le liste di attesa ma potrebbe contribuire ancor di più ad alleggerire la massa delle prenotazioni se non fosse ingabbiata nei vincoli di spesa imposti dal 2012 per esigenze emergenziali. Con quella norma si decise di limitare al valore della spesa registrata nel 2011, e per un tempo indefinito, l’acquisto di prestazioni sanitarie assistenziali e ambulatoriali dai privati accreditati. E oggi siamo fermi a quel provvedimento, nonostante sia stato superato dai bisogni di salute cresciuti e dalla pandemia che ha lasciato strascichi importanti. Uscire dalle dinamiche dei tetti di spesa oggi allevierebbe non poco la piaga delle liste d’attesa, consentendo al privato accreditato di erogare ulteriori prestazioni».
Ma l’analisi del Presidente Salatto va oltre e denuncia un approccio alla Sanità dello Stato centrale che non tiene conto delle specificità territoriali: «Finora si è andati avanti con una visione solo contabile della sanità, che non tiene conto dei reali bisogni, e che a lungo andare mostra tutti i suoi limiti. In particolare al sud, dove i piani di rientro e la logica dei tetti hanno finito con impoverire il sistema sanitario delle regioni del Mezzogiorno a vantaggio delle regioni del nord, dove migrano i pazienti che in Puglia non riescono a farsi visitare. Finché saranno queste le regole le regioni del sud e dunque la Puglia, non si libereranno mai delle liste d’attesa semplicemente perché il sistema non è in grado di evadere le domande di cura».
Salatto chiama in causa anche la Regione Puglia e il suo assessorato alla Sanità: «Ciò non toglie che a livello regionale si possa intervenire creando un tavolo permanente che da un lato, partendo dalla fotografia delle liste di attesa le monitori giorno per giorno per verificarne le criticità; dall’altro lavori ad una riorganizzazione radicale del sistema di assistenza iniziando da una ricognizione struttura per struttura degli obiettivi che ognuna può effettivamente essere in grado di conseguire. E’ inutile dare ad un ospedale obiettivi che non potrà mai centrare. È una forma di deresponsabilizzazione che ancora una volta ricade sui cittadini».
Salatto conclude con la questione della carenza cronica di medici, e in particolare di medici d’urgenza, anestesisti e rianimatori: «Aiop ha più volte proposto l’estensione delle borse di specializzazione anche alla sanità privata accreditata, o quanto meno la possibilità di far svolgere nelle strutture accreditate i tirocini dei futuri specialisti, laddove ci sono eccellenze e sempre sotto la supervisione e il controllo dell’Università. Daremmo opportunità a chi resta fuori dal numero di borse assegnate ogni anno e avremmo più risorse per erogare prestazioni e dunque alleggerire le liste d’attesa. Ma preferiamo chiamare i medici a contratto dall’estero per dare fiato alla narrazione retorica dei giovani che vanno a lavorare altrove».
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